Quando si parla di dieta mediterranea la prima a cui pensiamo a un bel piatto di pasta al pomodoro condito con olio d’oliva e insaporito con parmigiano o pecorino. In tutto il mondo siamo ricono- sciuti come il popolo dei maccheroni e della pizza che sono simboli inconfondibili della nostra tradizione enogastronomica insieme al buon vino italiano e all’olio. Nonostante se ne parli tanto non a tutti è noto chi fu il primo a usare il termine “dieta mediterranea” allora facciamo un salto nel passato alla ricerca del pioniere che per primo sponsorizzò le nostre abitudini alimentari vantandone le qualità nutrizionali in tutto il mondo e rendendole un esempio da imitare per garantire un buono stato di salute e una vita più longeva e sorpenderò scoprire che fu l’americano Ancel Benjamin Keys a valorizzare il nostro stile di vita introducendo il modello Mediterraneo. Chi era costui? Ancel Keys era un Biologo e siologo statunitense che visse a cavallo di due secoli, nacque nel 1904 e morì nel 2004, vivendo no a 100 anni. Come tutti gli scienziati fu spinto dalla curiosità e notò, durante la seconda guer- ra mondiale, che certe popolazioni italiane avevano un miglior stato di salute di quelle americane.
In particolare riscontrò che i gio- vani soldati americani poco più che ventenni caduti in battaglia dai dati dell’autopsia mostravano già l’aterosclerosi dei vasi coronarici. Così ipotizzò che la causa poteva essere la loro alimentazione sbagliata, ricca di carne e grassi. Nel 1945 sbarcò in Italia con gli americani e andò a cercare dove vi era una più bassa mortalità per malattie coronariche e diabete e scoprì che l’incidenza del diabete in Sardegna, Sicilia e Calabria era quasi sconosciuta, solo il 2,99% della po- polazione ne era colpito, ma era bassa anche in Campania e altre regioni meridionali. Decise di trasferirsi in Campania a Pioppi, una frazione di Pollica, e studiò gli stili nutrizionali e di vita della popolazione per circa venti anni. Quando nì il suo lavoro dichiarò: “L’alimentazione povera del contadino nutre in modo equilibrato determinando il mantenimento dello stato di salute” e previene le malattie cardiovascolari. Da allora si è stabilito che il modello di dieta ideale, dal punto di vista nutrizionale, si avvicina al modello della dieta Mediterranea, riconosciuta a livello mondiale. Nel 1981 anche in Italia il ministero delle politiche agricole e delle foreste promosse una campagna a favore della dieta Mediterranea, che però non diede buoni frutti visto l’incremento costante dell’obesità. Il riconoscimento supremo della dieta mediterranea è arrivato a sei anni dalla morte di Keys, il 17 novembre 2010 quando l’UNESCO ha riconosciuto la dieta Mediterranea come Patrimonio Immateriale dell’Umanità, che si aggiunge agli altri due Italiani, Il Canto a Tenore Sardo e l’Opera dei Pupi Siciliana. Quando si parla di dieta s’intende lo stile di vita che unisce all’alimentazione corretta uno stile di vita attivo. Se guardiamo al dopo guerra era lo stile di vita che conduceva il contadino a essere vincente perché mangiava ciò che produce- va, non si spostava con le macchine, svolgeva un’attività sica pesante che abbinata all’apporto corretto di nutrienti dava enormi benefici. La dieta Mediterranea come la intendiamo oggi si allontana da quella presa ad esempio da Keys poiché troppo ricca di carne, grassi e cibi raf nati ricchi di zuccheri e poveri di nutrienti, che tende a uniformarsi a quell’americana monotematica e molto meno varia nei prodotti di consumo che in origine favorivano quelli derivati dalla terra con regolare uso di legumi come fonte di proteine vegetali cui Keys dedicò persino un libro “il fagiolo benevolo” e saltuariamente di carni bianche che sono gli animali da cortile che la civiltà contadina aveva nella propria azienda, la carne rossa e i dolci erano destinati ai giorni di festa. L’alimentazione Mediterranea del dopo guerra poggiava principalmente sull’ulivo, la vite e il frumento ed è un ottimo esempio d’alimentazione deliziosa, bilanciata, salutare e per niente monotona caratterizzata da abbondanza di frutta, verdura, legumi, cereali e olio d’oliva, più pesci e meno carne e formaggio. Keys ci ha insegnato che le nostre produzioni sono un valore da difendere e per questo è molto importante invertire la tendenza che spinge la società verso stili di vita poco sani che in meno di un secolo hanno stravolto le statistiche verso l’aumento delle malattie cardiocircolatorie e i casi di diabete specialmente nel centro e Italia meridionale e all’impen- nata dei casi di obesità che registrano i picchi nazionali più alti proprio al sud dove, purtroppo, la memoria contadina è venuta a mancare.
In copertina Vanessa Barrui per MaxFollie