Correva l’anno 1982. In un cantina di Via Lunigiana, a Cagliari, cinque ragazzi col sogno della musica davano vita (e voce) alle prime note degli Amakiaus. Quello che iniziava come un gioco o più, stava per diventare uno dei gruppi più famosi della musica sarda. Erano Fabrizio Sassu, Tonio e Maurizio Pinna, Tonio Corso e il frontman della band, Ignazio Deligia, voce e spirito da solista col cabaret nel DNA:“La mia idea era quella di svolgere un percorso cantautorale, ma volevo dargli una forte impronta sarda”.
D’altronde gli anni erano quelli del grande cantautorato italiano, e prendere spunto e voler seguire il solco dei grandissimi risultava quasi naturale. Ma Ignazio aveva in mente un tragitto diverso: calcare le loro orme, certo, ma coi quattro mori sullo spartito.
“Iniziammo a far sentire qualcosa di diverso, basti pensare che il nostro pianista studiava i campionamenti delle launeddas sulla tastiera”.
Il gruppo matura, e ben presto alla band risulterà palese quanto quella cantina fosse stretta per cinque giovani col desiderio di sfondare: “Di fatto abbiamo cominciato suonando nelle metropolitane, tra Berlino, Roma e diverse altre città dell’Europa. Campavamo con le offerte dei passanti. Per qualche hanno la cosa ha funzionato, poi nel 1987 abbiamo smesso.”
Sì, perché la storia degli Amakiaus avrebbe potuto interrompersi ancor prima di cominciare, con gli strumenti che smettono di suonare a soli cinque anni dai primi accordi. Passeranno solo quattro anni, con la band che si ricompone nel 1991 con le idee chiarissime: “Nel 1993 arrivò il primo album, ma non appena nacque ci facemmo una promessa: ne avremmo fatto un altro subito dopo”. E così fu, perché l’incredibile produzione artistica del gruppo fece nascere due album nel giro di sei mesi: Accallellau e Conchebestia. Proprio quest’ultimo disco consacra gli Amakiaus.
Le 45mila copie vendute aprirà porte che la band non avrebbe mai pensato di varcare: “Lo presentammo in più di 90 concerti in tutta la Sardegna. Era sicuramente il nostro anno. A Monserrato vennero a vederci suonare in 20mila. A Serramanna addirittura 30mila”.
Il successo di Conchebestia fu clamoroso, e le sue canzoni rimangono tutt’ora quelle più note: “L’album è entrato anche nel lessico delle persone, e tutt’ora continuano a chiederci quei pezzi. La gente li conosceva a memoria”.
Ignazio Deligia ha proseguito la sua carriera da solista, e il 2019 lo ha visto protagonista del suo primo album individuale, “Dentro al cuore”, un viaggio nei sentimenti che comprende pezzi di nuova fattura e anche qualche suo lavoro di gioventù. Tra questi spicca “Madre”, la canzone dedicata alla prima donna di qualunque uomo, e “Nenè”, un tributo all’hombre del pueblo, l’idolo dei ragazzi della generazione ’60-’70.
Prima del nuovo disco, anche un singolo densissimo, “La vita oltre”, con un testo che racconta l’esperienza drammatica di Roberto “Massiccione” Zanda (tratto dal suo libro), cresciuto nel quartiere di San Michele come Ignazio.
Ma negli anni Deligia si è contraddistinto per concerti che son diventati solo suoi, dove l’intensità di canzoni che spesso andavano a toccare temi serissimi, si scontrava con la sua grande passione per il cabaret. Un fare intrattenimento a 360 gradi che lo ha reso anche un apprezzato volto televisivo a SardegnaUno dove ora, dopo anni da Direttore Artistico nella trasmissione del venerdì Rossoblù99, ha dato vita ad un format tutto suo, “A babbu as biu?”: un viaggio nell’isola, dalle città ai piccoli comuni, a incontrare i migliori barzellettieri sardi, tra idoli locali e leggende dei borghi, con risate rigorosamente in limba.