Gianni Filippini, il decano del giornalismo sardo con la passione per i viaggi: quella volta a San Pietroburgo con Mariano Delogu per l’addio al celibato_di Fabio Salis

Classe 1932, Gianni Filippini ha dedicato la sua vita al giornalismo, contribuendo al racconto di tante vicende nel corso dei decenni sulle pagine de L’Unione Sarda. Decano del giornalismo sardo, era ancora uno studente di Giurisprudenza quando iniziò nel 1954 il suo percorso all’interno del principale quotidiano della Sardegna, appena 22enne. Pochi mesi fa l’ex Direttore ha tagliato il traguardo di 65 anni di attività nel mondo dell’editoria.

Verso la metà degli anni Cinquanta i suoi primi passi sono stati nelle pagine di cronaca e di sport (sulle pagine de “L’Informatore del lunedì”) per arrivare poi alla direzione del giornale dal 1977 al 1986. Negli anni successivi ha fornito il suo contributo attraverso gli editoriali e gli articoli nelle pagine della cultura e per ben sedici anni ha condotto la trasmissione televisiva “Sardegna d’Autore” su Videolina, dedicata ai libri. Negli anni Duemila arrivò la nomina di direttore editoriale del quotidiano ed egli contribuì alla realizzazione della raccolta “Biblioteca dell’Identità della Sardegna”, progetto identitario che prevede la pubblicazione di libri, cd e dvd, in abbinamento con il giornale.

Il suo grande impegno culturale si è concretizzato anche nel ruolo di assessore alla cultura, pubblica istruzione e beni culturali nella Giunta Comunale guidata dal compianto Mariano Delogu (dal 1994 al 2001), suo collega giornalista fin dai tempi de L’Unione Sarda, ma anche grande amico con il quale ha condiviso una passione che li accomunava, ovvero quella per i viaggi. I due partirono assieme diverse volte, sia per lavoro come inviati speciali per i rispettivi giornali che per le proprie vacanze di rito.

Filippini a proposito dei suoi numerosi viaggi racconta: “nella mia vita ho fatto circa centocinquanta viaggi all’estero. Molti me li ricordo anche perché mia moglie li ha segnati a casa nel planisfero che abbiamo. Ho fatto anche molte crociere, credo di averne fatto una trentina e fra queste ne feci una volta anche una gratis, quando, sempre durante un viaggio in crociera, all’altezza della Toscana i motori della nave si bloccarono e restammo fermi per oltre 24 ore. Arrivati a terra la compagnia ci convocò e per scusarsi ci offrì un altro viaggio gratuito, il cui itinerario prevedeva la partenza da Miami e un giro nel Mar dei Caraibi. Non me lo feci ripetere per due volte. Nei miei viaggi ho fatto quello che fanno tutti i viaggiatori, cioè visitare i musei, i monumenti, passeggiare per i centri storici, ma ho vissuto anche tante avventure particolari. I miei viaggi si possono suddividere tra quelli che ho fatto da giovane, principalmente con Mariano Delogu, e poi quelli che ho fatto con mia moglie e poi con amici. La scelta di vita che ho fatto prevedeva di non comprarmi una villa al mare o una barca, ma di investire i miei soldi per viaggiare il mondo.”

Il primo viaggio assieme all’ex sindaco del Capoluogo e senatore della Repubblica è stato negli anni Cinquanta a Salisburgo, in Austria, dal momento che i due condividevano anche la passione per la musica classica e si recarono in città per andare a vedere il famoso festival dedicato a Mozart: “girammo per le strade del centro della città per cercare una stanza d’albergo e chiedemmo nelle varie strutture, ma nessuno aveva stanze libere. Il festival si tiene in estate verso fine giugno, quindi noi eravamo vestiti in calzoncini e maglietta. A quel punto pensammo che questo potesse aver dato in qualche modo fastidio agli austriaci, così entrati nella prima stazione di servizio ci cambiammo indossammo il nostro abitino blu, camicia e cravatta. Tornammo indietro e nel primo albergo subito ci diedero due suite che ci fecero pagare al prezzo di una stanza normale. Poi una volta in camera, dopo dieci minuti, ci arrivò un cesto di frutta fresca con i saluti della direzione e un biglietto per uno spettacolo teatrale del festival, le Nozze di Figaro, viste per la prima volta in Platea a teatro. Questa è stata la mia prima esperienza che mi ha insegnato che a volte conta anche l’apparire e non soltanto l’essere.”

In quel periodo Delogu lavorava come giornalista per il “Quotidiano Sardo”, mentre Filippini era già all’interno della redazione de L’Unione Sarda. Quel primo viaggio fatto insieme in Austria ebbe un seguito nel 1960, quando fecero una sorta di “grand tour” in giro per l’Europa dell’est e durante quest’esperienza vissero diverse peripezie: “io e Mariano ci sposammo più o meno nello stesso periodo e decidemmo di farci reciprocamente da testimoni. L’anno prima di convolare a nozze, organizzammo un viaggio per l’addio al celibato attraversando vari paesi tra cui Germania, Svezia, Finlandia, Cecoslovacchia, Romania e l’allora Unione Sovietica. Decidemmo di viaggiare con la macchina che lui si era fatto prestare dal padre, una lussuosa Alfa Romeo molto appariscente. Un giorno mentre ci eravamo appena seduti in macchina fuori dall’albergo centrale di Leningrado si avvicinarono due ragazze che rimasero colpite dalla macchina e la vollero vedere. Avevamo in tasca molti dollari, perché nelle strade dell’allora Leningrado c’era una sorta di “mercato nero” della valuta del dollaro, in cui veniva pagato tre volte rispetto al cambio ufficiale. Con queste ragazze andammo a cena ed erano convinte sul fatto che avessimo mentito sul fatto che non fossimo capitalisti. In URSS non esistevano i bar, c’erano soltanto dei chioschi che vendevano delle bevande con succhi di mele, e quando attraversammo la frontiera per andare via comprammo la coca cola e ce la gustammo con grande piacere facendoci anche un gavettone tra di noi.”

Assieme a Delogu, Filippini intraprese negli anni successivi un viaggio ad Istanbul, che si caratterizzò per un viaggio in macchina tormentato a causa delle curve e delle strade dissestate dei Balcani: “scendendo da Trieste, attraversammo le autostrade dell’allora Jugoslavia, passando per l’Albania e la Macedonia e poi arrivammo ad Istanbul. La città e i musei sono bellissimi, ma soprattutto sono molto suggestivi i tramonti sul Bosforo e, dopo una settimana, che avevamo anche trascorso con uscite fuori dalla città, di cui una andando ad Ankara in aereo, decidemmo che rifare la stessa strada in macchina sarebbe stato seccante e tra le altre cose in Albania avevamo rischiato di sfracellarci in una curva. Decidemmo di salire su una nave da crociera che da Istanbul veniva verso l’Italia. La prima persona conosciuta fu un sacerdote protestante spagnolo che viveva nel Nord della Germania, il quale ci presentò una donna come sua cugina che lo aiutava nella missione sacerdotale, però la sera nella discoteca della nave vedemmo che i due si scambiavano delle effusioni. Tant’è che il giorno dopo verso le cinque del pomeriggio ci invitò nella sua cabina e si autoconfessò a voce alta per i propri peccati.”

Altre esperienze di vita significative assieme al suo “compagno di viaggi” furono in Sud America e negli Stati Uniti, paesi che l’ex Direttore de L’Unione Sarda descrive così: “visitammo le coste a nord di Rio de Janeiro dove ci sono promontori mozzafiato. Un giorno, negli anni Sessanta, decidemmo di visitare Venezuela, Colombia e Bolivia, ma arrivati all’aeroporto di Caracas i passaporti non andavano bene nonostante avessimo tutti i timbri d’ingresso. Ci dissero che per entrare ci voleva un timbro sul passaporto del paese di partenza, allora andammo a vedere i tabelloni dell’aeroporto delle partenze e prendemmo un aereo per Curaçao, isola dei Caraibi che si rivelò una piacevole scoperta, perché dotata di un livello di civiltà abbastanza notevole. Ci rimanemmo un giorno e mezzo e quando tornammo c’era un altro finanziere che invece ci fece entrare a Caracas. Quando andammo in albergo a raccontare la storia, ci dissero che per entrare sarebbe bastato mettere dieci dollari in ogni pagina del passaporto. Successivamente visitai anche Cile e Argentina. Assieme a Mariano una volta facemmo anche un tour coast to coastdegli Stati Uniti nel quale visitammo le città di passaggio.”

Nel 1985 fu la volta del viaggio in Giappone, in cui a rendere speciale questa sua esperienza fu una fortunatissima coincidenza: “una sera alla vigilia del trasferimento da Tokyo ad Osaka lessi su un giornale che si parlava dell’inaugurazione della grande ferrovia superveloce monorotaia tra le due città e allora convinsi mia moglie ed altre coppie di amici a lasciar perdere l’aereo e salire sul treno, un’esperienza davvero bella, perché le ferrovie giapponesi hanno un’organizzazione spettacolare. C’era assistenza a bordo, ci diedero l’ aperitivo e vedemmo dei documentari. Una volta arrivato ad Osaka, in albergo, accesi la tv e vidi la notizia di un incidente aereo, dove il velivolo si era schiantato in una zona montuosa e ci fu solamente un superstite. Era l’aereo nel quale saremmo dovuti salire noi e ancora oggi custodisco il biglietto di quel volo su cui non sono mai salito.”

Nel 2001, il mondo fu sconvolto dall’attentato dell’11 settembre al World Trade Center di New York e quel giorno lì Gianni Filippini si trovava ad Amman in Giordania a bordo di un auto con autista: “stavamo andando a visitare i castelli nel deserto. L’autista teneva la radio accesa a tutto volume, finché ad un certo punto frenò ed urlò “Allah Akbar!” non appena seppe degli attentati. A quel punto non appena possibile ripartimmo subito per l’Italia prima che cancellassero tutti i voli.”

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