I piedi e la testa di Nicolas Viola_di Mimmo Politanò

Quando leggevo sui giornali web cagliaritani commenti svalutanti su di lui, mi sentivo male. Dovevo ingoiare frasi ingiuste di persone spesso prive d’identità che lo denigravano senza conoscerlo: neanche per sentito dire, e giornalisti ‘diffidenti’ o ‘in mala fede’. Sapevo però che una delle sue regole inderogabili era “non alimentare mai le polemiche ma dare risposte nitide soltanto sul campo da gioco.”. Vi assicuro che ho sempre tenuto in considerazione questo suo etico e vitale punto di vista, ma purtroppo per me, a costo di non deluderlo, mi son fatto venire l’ulcera gastrica, da dovermi imbottire di pillole ed evitare da allora il caffè, i pomodori, le arance, i limoni, gli amori complicati e gli eccetera. Non riuscivo proprio a digerire gli ormai noti “beoni (sic!) da tastiera”. Troppa bile vile di questi ectoplasmi prezzolati all’uopo, riversata su di lui che scontava soltanto la ‘colpa’ della ‘troppa’ sensibilità e riservatezza in un mondo in cui il più emotivo ha spostato il luogo dei peli, trasportandoli dalla testa oramai inutilizzabile (o assente) e depositandoli abbondantemente sullo stomaco. Un bel giorno, però, decisi che era giunta l’ora di intervenire in sua difesa (lui non ha bisogno di difensori, lo so, ma mi volevo sentire importante) facendo capire ai leoni, beoni e altri oni, che avevano superato il limite del lecito.

   Gli hanno dato del lento, del vecchio, del cotto, e altri noti eccetera delle ‘frasi fatte’ e dei ‘luoghi comuni’ delle tifoserie di calcio mondiale. Io rispondevo a questi ‘signori’ affermando negli scritti che a Nicolàs Viola bisognava solo dare fiducia! Bisognava metterlo in condizione di superare le ultime due stagioni drammatiche che era stato ‘costretto’ a vivere; a causa di una lesione-azione-codarda, inimmaginabile e di conseguenza inattesa; e poi un periodo accanto a un uomo da lui molto rispettato, che giorno dopo giorno e nonostante la sua forte reazione al male, si spegneva come una candela nell’impotenza generale. Poi un periodo con un altro allenatore bravo ma complesso che lo ha voluto ardentemente al Cagliari, ma che poi (è una mia impressione) lo ha combattuto in modo distruttivo come se si trattasse di una immagine speculare di sé.

   Nicolàs ha continuato ad allenarsi, in silenzio; ha continuato a studiare fra un ritiro e i soliti viaggi massacranti in aereo o in treno; ha continuato, in poche parole, a  credere in se stesso e nell’importanza della disciplina. Da uomo della Piana, non si è mai lamentato. Aveva avuto inoltre  il buon esempio di papà Antonio e mamma Maria Antonietta.  

   Giorni fa Nicolàs è diventato Dottore in Psicologia e anche nello sport, finalmente, sta iniziando a raccogliere i frutti di anni di impegno amoroso nei confronti della sfera. Sì ‘casuale’, ma per lui soprattutto ‘causale quantica’. E’ di ieri la notizia che sia stato inserito nella squadra di serie A della 15° giornata e questo non può che rendere felici tutti noi che lo amiamo come uomo cervantescamente esemplare e calciatore di talento, empatico e vero. Ad maiora semper Dottor Nicolàs Viola e ci saluti dal cuore il Mister Ranieri, che l’ha capita da quando non giocava.

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