Non so dove sei
o che fai
dove il volo ti porti
so che resterai
in me
e in tutta quella masnada di additati
che tu hai saputo unire
sotto un vessillo bicolore
che sa di vento e sale
di cielo e terra
e di orizzonti sconfinati
dove si arrossa la speranza
in rotta verso l’impossibile
“mito e uomo” sei stato
mai una parola di troppo
e poi perché mai sprecarle le parole
che hanno un peso
bastano già quelli delle réclams
a banalizzarle a manipolarle
scientemente
al contrario di te
mai domo
mai prono
libero
sotto una coltre di fumo
che un poco annebbiava il tuo sorriso
e mi vien da pensare alla – epocale –
nostra gran confusione
dove la vanità si è sovrapposta alla lealtà
nell’assurda e diabolica svendita della coerenza
che baratta il tempo e confonde la bellezza
Tu invece sarai e resterai per sempre
– come disse quel tale – un “hombre vertical”
voglio pensarti kosmiko
– silenzioso ricordo –
luminosa
lucente luce
come folgore che segue al tuono
in bonu mundu sias