All’ombra del Monte Perdedu le problematiche ci sono e paiono evidenti, così come, nei restanti territori periferici dell’isola, ma di arrendersi, da queste parti, non ne vogliono proprio sapere.
Seulo, poco più di 800 abitanti, una forte emigrazione verso Cagliari, non vuole limitarsi ad abbellire l’abitato con opere pubbliche, ma spingersi a soluzioni concrete che possano rinvigorire l’economia locale, ripartendo dalle campagne.
E la laboriosa gente locale, agli altipiani e boschi che circondano il borgo ci è particolarmente legata: 80 aziende agricole familiari dalle 1000 macellazioni annuali, caratterizzano il tessuto produttivo della comunità. Non mancano le realtà suinicole, a dimostrazione dell’importanza che il maiale e il prosciutto rivestono nel posto.
Da questo vuole partire una scommessa di sviluppo futuro o per meglio dire “Una risposta alla spopolamento” come ci tiene a specificare Enrico Murgia, sindaco del paese. In un recente dibattito, nominato non a caso “Presutu”, allevatori, esperti e amministratori si sono confrontati, per snocciolare, insieme, soluzioni volte a creare sinergia, partendo dal gravoso problema delle peste suina africana.
Nello specifico: se da un lato, l’inflessibile campagna di eradicazione (portata avanti nei recenti anni) ha ridotto i casi di branchi infetti, dall’altro i divieti europei di esportazione del prodotto, non giovano di certo ad uno sbocco economico. A risentirne, gli allevatori regolari che chiedono un drastico cambio di rotta.
“Il maiale e il prosciutto a chilometri zero da esso ricavato – spiega il primo cittadino Murgia – ci permetterebbero di dare uno slancio non solo alla nostra comunità, ma anche a diversi comuni dell’isola. Da due anni fa ad oggi, la situazione è drasticamente mutata e i casi di positività ridotti a basse percentuali.”
“Il problema della peste suina africana è globale – prosegue Murgia – Svezia, Germania, Romania, Bulgaria, sono solamente alcuni degli Stati colpiti. Eppure l’Italia è la più martoriata, subendo dall’Unione Europea, il duro prezzo di non poter esportare.”
Non manca un’analisi sul quadro sardo: “Seulo fin dai lontani anni ’80 ha contribuito al debellamento del morbo, con la nascita di vere e proprie aziende, nostro grande orgoglio, insieme alle bellezze naturali e le specificità culturali che ci appartengono. Sarebbe bello e opportuno se gli esempi di correttezza e rispetto delle regole venissero premiati e non bocciati. Per questo auspichiamo che i divieti e le limitazioni possano essere levati quanto prima.”
E a detta di Murgia le chiavi per risolvere il caso ci sarebbero tutte: “Incentivare gli esempi di virtuosismo, favorendo la creazione di un semibrado controllato, ove effettuare dei controlli periodici. In egual misura, portare avanti un dialogo tra comunità a vocazione suinicola, al fine di creare filiere della nicchia, riaprendo o costruendo dei mattatoi zonali.”
E infine: “La nicchia è il nostro punto cardine, la grande catena di distribuzione ci distruggerebbe così come sta già facendo, portando su migliaia di tavole semilavorati di indubbia provenienza e qualità.”
Resta, in ogni caso la speranza che, la recente visita nell’isola del commissario Ue alla salute Andriukaitis sia una speranza per i prossimi anni: “Sull’eradicazione della peste suina in Sardegna vedo la luce fuori dal tunnel. Si sono fatti passi in avanti negli ultimi due anni con ottimi risultati. Continuando di questo passo la situazione potrebbe cambiare.” – ha dichiarato il big, durante l’incontro con il governatore Solinas.
La palla ora passa alla politica regionale, affinchè attraverso il dialogo con gli allevatori e i vertici europei, le realtà come Seulo, meritino una nuova chance: ne va di un domani migliore.