A Bidderosa è nata Venere

Per molti è candidata ad essere la più bella zona costiera di tutta Italia: con  le sue piccole spiagge, le cale, le pareti a picco sul mare, guglie e pinnacoli di roccia, le grandi spelonche, il Golfo di Orosei si conferma nel tempo un luogo sempre carico di fascino e di mistero, che nasconde sempre nuovi angoli da scoprire.

Può essere considerata la zona ideale anche attraverso cui diffondere una nuova idea di turismo in Sardegna, un turismo che non concepisce solo il mare come unica destinazione, ma che fa di quello montano-marittimo il vero percorso per poter apprezzare in toto la nostra isola.

Lo scenario più caratteristico di questa costa sono infatti le ripide pareti calcaree. Le cale nascono spesso da strette gole, incassate fra le montagne, che penetrano fino all’interno. 

Ampie distese di boschi di lecci e ginepri secolari circondano i sentieri che dall’entroterra conducono fino al mare, segnando itinerari d’incanto, dove i soli rumori che rompono il silenzio sono quelli delle aquile e dei falchi che abitano queste montagne, e dove i soli segni lasciati dall’uomo sono quelli provenienti da un mondo antico che dà la sensazione di essere ancora incontaminato.

Lo sanno bene non solo le migliaia di turisti che da tutta Europa, ormai, scelgono questi luoghi come meta privilegiata, ma lo dimostrano anche le numerose manifestazioni che di recente sono volte alla diffusione di questo nuovo concetto di turismo, quali la stessa iniziativa dell’Ente Foreste che proprio sul Golfo di Orosei, per la precisione a Bidderosa, ha scelto di collocare la sua ultima tappa di Foreste Aperte.

Nessun luogo sarebbe stato più adeguato di questo per una calda giornata di preludio alla stagione estiva, se non la più bella delle tre foreste costiere gestite dall’Ente. «È qui che è nata Venere – afferma lo stesso Salvatore Paolo Farina, presidente dell’Ente – Sono sicuramente legato a questi luoghi da ragioni prima di tutto affettive, visto che io e questa foresta siamo nati e cresciuti insieme, ma non si può negare che non è uno scenario usuale quello che qui è possibile trovare: una foresta che termina sulla spiaggia, una pineta che sulla sabbia ha inizio e sale fino ai 500 metri di Monte Urcatu, dove spiccano i resti del nuraghe su cui ancora oggi è costruita la vedetta». 

Uno scenario incantevole da qualsiasi prospettiva si scelga di fruirlo: proprio da qui su, la distesa di un mare azzurro, cristallino di fronte, e sui lati i due laghi del parco oasi di Bidderosa, Sa curcurica da una parte e il laghetto di Bidderosa dall’altra. Tutto intorno, la foresta di oltre 1000 ettari, prevalentemente ricoperta da pini domestici e d’Aleppo, cui si unisce tutta la vegetazione spontanea di sughera. Leccio, ginepri e palme nane che costeggiano i sentieri.

Non è un caso che questa zona costiera sia divenuta area protetta, soprattutto le cinque cale caratterizzate dal suggestivo susseguirsi di rilievi granitici con ginepri secolari che incorniciano l’azzurro del mare e sublimi scorci del litorale di sabbia bianca.

Ogni cala è di sabbia finissima color grigio, contornata da rocce rossastre ai lati ed ognuna si conclude con alle spalle le distese di ginepri e in alcuni punti i pini. Fioriture di gigli selvatici profumati costellano l’arenile.

Un evento come Foreste aperte, con le sue escursioni, i suo i gruppi didattici, la realizzazione di parchi “avventura” alla Indiana Jones per esplorare le foreste dall’alto, non ha fatto altro che inaugurare una nuova stagione di interesse per quelle risorse ancora meno note, soprattutto per noi sardi, dal momento che persino il New York Times ha omaggiato quest’oasi come una delle più belle al mondo. 

Il segreto? Maggiore sarà la tutela, maggiore saranno le persone a voler venire a visitare l’oasi. Una politica che si sta rivelando vincente visto il raggiungimento di obiettivi di carattere sociale, come la maggior occupazione, e ambientale, vista un’ineguagliata difesa delle spiagge che pongono Bidderosa come modello da imitare.

Giorgio Ignazio Onano

©Sardegnatavola

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