Il titolo della laurea in Psicologia del Dottor Nicolàs Viola è “Il ruolo dell’empatia nello sviluppo socio-emotivo: analisi di alcuni contributi empirici”.
Un tema profondo e di non facile comprensione. Se l’umanità invece capisse e abbracciasse il valore in verità essenziale dell’empatia nei rapporti e le interazioni, non saremmo, a metà di marzo del 2024, sull’orlo della terza guerra mondiale.
Gli attenti amanti e osservatori del calcio (argomento di cui voglio scrivere oggi) e in questo caso specifico, innamorati legati affettivamente al Cagliari, intuiscono, in modo ben definito, che fra il presidente Giulini, l’allenatore Ranieri, tutto lo staff, i giocatori della rosa, fino ai magazzinieri, la valenza positiva di questa modalità di percezione, è potente al punto da mutare eventi altrimenti immutabili, soprattutto per i “soliti ortodossi” esperti del settore. Ogni persona, del Cagliari, in effetti, sta dimostrando di avere la capacità di “mettersi nei panni altrui” e prendersene cura.
Come voi sapete, egregi miei colti lettori, il termine “empatia” (spesso confuso con simpatia) deriva dal greco (en-pathos) e significa “sentire dentro” identificare, riconoscere, distinguere, le emozioni delle persone con cui si viene a contatto, comprenderne i loro diversi punti di vista esistenziali, spesso complessi, altre volte, complicati; calandosi nella loro realtà, come se essa fosse la propria.
Il Cagliari, umilmente, sta prendendo consapevolezza qui e ora, del proprio valore. Mister Ranieri è un signore che tratta i propri calciatori in modo educato, professionale, e sa come ottenere da loro il massimo dentro un campo da gioco.
Ecco, secondo il sottoscritto, la chiave di volta del Cagliari, risiede appunto nell’empatia. Perché essa crea legami profondi, forti, privi di invidie, gelosie, e pettegolezzi degradanti e distruttivi. Da un po’ di tempo in qua si vede finanche il funambolo e simpatico stregone Makoumbou, passare la palla con maggiore velocità, evitando di fare sterili danze tribali e sciamaniche intorno al pallone. Ieri, per esempio, ha interpretato davvero esemplarmente il suo ruolo di centrocampista propulsivo.
Ma voglio iniziare da Scuffet,il quale ha giocato un’ottima partita. Anche Hatzidiakos, senza dubbio, ha giocato la sua miglior partita fin da quando è al Cagliari. Mina, deve perdere qualche kg e allenarsi di più. Ha qualche colpa nel primo gol subìto, pur se ha toccato involontariamente il pallone con cui l’Inter ha ottenuto un rigore. Ormai è vitale in seno alla difesa. Divertente il ‘litigio’ colombiano-cileno con Sanchez. Obert ha messo in atto una gara attenta e sta progredendo giorno dopo giorno. Di Pardo è un ottimo calciatore che ieri ha sentito più del consueto l’emozione di 70.000 tifosi urlanti; ma il suo lavoro è stato in sostanza consistente. Zappa lo ha sostituito e non ha demeritato. Sulemana mi ha dato l’impressione di essere più pesante di qualche settimana fa. Magari avrà fatto più pesi che aerobica in questi ultimi giorni; ma tranne piccolissimi errori è diventato insostituibile a centrocampo. Jankto ieri mi ha fatto diventare triste. Vedere un allenatore che richiama un calciatore dopo pochi minuti non è mai una visione allegra. Ma Ranieri ha giustificato in modo egregio l’aspetto tecnico che aveva bisogno di cambiare in maniera inderogabile. Prati, dopo un inizio titubante, e qualche errore ‘pericoloso’ ha preso a giocare con qualità. Mi disturba quando in modo insistente indica ai suoi compagni dove dare la palla. Augello ieri è stato una tacca sotto il suo standard abituale. Quando c’è anche Viola su quella sua parte di campo, insieme creano azioni belle a vedersi e sovente importanti all’economia del gioco. Luvumbo ha creato numerosi fastidi ai difensori dell’Inter. L’assist per il pareggio di Shomurodov, non si sa quanto voluto e quanto capitato, è stato decisivo. Al 78’ Ranieri decide di mettere in campo Nicolàs Viola. Si sa oramai che quando entra in campo il dottore è come se il terreno da gioco diventasse improvvisamente un setting psicoanalitico. Nell’apparente caos dinamico gli undici calciatori iniziano a sintonizzare i loro cervelli su frequenze quantiche vibrazionali, che producono azioni imprevedibili tendenti a disorientare gli avversari. Ieri Nicolàs avrebbe potuto fare 3 gol. Ma in quello di testa, a pochi minuti dalla fine dei supplementari, se non ci è riuscito è perché il suo ex compagno Arnautovic (giocavano insieme nel Bologna) lo ha spinto, facendolo arrivare scoordinato all’impatto con la palla. Per il sottoscritto, era rigore. Ma non so quale arbitro avrebbe avuto il coraggio di dare un rigore contro , nei supplementari, ai primi in classifica, sul 2 a 2. In ogni modo complimenti a Viola e a Ranieri che lo ha spostato in avanti. Ieri il dottore è stato scelto come miglior giocatore in campo. Ed è bellissimo per lui che non ha avuto mai regali dalla vita e nessuno, in particolare, nella sua complessa carriera. Shomurodov sta entrando in forma. Non si era mai visto giocare a questi suoi livelli. Al 65′ fa un gol molto bello a Sommer con un buon tiro destro. Al 78’ insieme a Viola entra Lapadula il quale si inserisce efficacemente nella competizione. Come suo carattere, lotta su ogni pallone con la garra degli autoctoni peruviani. Verso la fine dà un passaggio da cineteca a Nicolàs Viola che se non fosse stato spinto, ripeto, dal forte Arnautovic, avrebbe certamente segnato e chiuso la partita in favore del Cagliari. L’intesa empatica e calcistica tra Viola e Lapa viene dal Benevento e si vede che i due giovani uomini si stimano a vicenda. Sono certo che ci daranno numerose soddisfazioni ancora. Per finire Ranieri così attento da cambiare calciatori e moduli dopo appena pochi minuti del primo tempo, avrebbe meritato vincere.
Fra qualche giorno la Juve. Ai quali voglio dire: “Signori zebrati, il Cagliari non soffre più della sindrome dell’impostore, né si autosabotta. E’ una squadra matura e schermata contro ogni tipo di maleficio. E’ noto che la città di Torino è stata sempre legata a leggende esoteriche, massoniche, alchemiche, riguardanti la magia bianca e nera, tanto da essere denominata la “città magica” e che trova infatti nel punto di intersezione tra due triangoli, quello della magia bianca con Praga e Lione e quello della magia nera con Londra e San Francisco. Ma stavolta, fra qualche giorno appena, avrete a che fare con la “sfumicatúra taurianovísi”: “Gná, gná jettatúra fóri ‘i ccá. Uno, due, sciú , sciú.