L’Italia è la prima produttrice di vino al mondo: fin dal 2010 ha superato la Francia , la cui produzione è calata dell’1 % nonostante la maggiore estensione territoriale dei vigneti. Non solo, nei primi mesi del 2011 è aumentata anche la quota di export del vino italiano (+15 %), grazie alla crescita del mercato americano (+31 %), europeo (+6 %) e cinese (+146 %). Tutto questo, afferma la Coldiretti, è dovuto anche all’immagine del vino “made in Italy”, che offre un migliore rapporto qualità-prezzo ed è più alla moda del vino francese.
Il vino sta diventando anche un’attrattiva turistica per i sempre più numerosi visitatori delle sagre e delle fiere italiane del settore: 4-5 milioni di eno-turisti secondo il Rapporto annuale del Censis Servizi, per un giro d’affari che va dai 3 ai 5 milioni di euro. E la Sardegna si candida come meta ideale per gli amanti del vino italiani e stranieri, con i suoi 180 vitigni autoctoni di cui 80 coltivati e la natura incontaminata che garantisce la qualità delle produzioni, a cui si aggiungono il mare e l’ambiente, le tradizioni e le ricchezze archeologico-culturali. Millenni di coltivazione e produzione confermati dal ritrovamento di vinaccioli in alcuni nuraghi, che smentiscono la teoria secondo cui vite e viticoltura sono state introdotte nell’isola dai Fenici e potrebbero permettere ai sardi di riappropriarsi di un altro pezzo della loro storia, visto che degli antichi vitigni autoctoni si sa ancora poco.
Un patrimonio eccezionale, secondo l’assessore dell’Agricoltura Mariano Contu, che deve essere valorizzato e promosso se non si vuole perdere un’importante opportunità di sviluppo che favorisca le zone interne dell’isola e i “mesi di spalla”. Di questo si è parlato al Forum europeo “Strade del vino e sviluppo economico locale”: quali modelli adottare perché questo patrimonio venga promosso e sfruttato a pieno, come il turismo rurale possa combattere la crisi mantenendo i territori vivi, sia dal punto di vista economico che sociale, e come comunicare al meglio il territorio, utilizzando anche i nuovi strumenti del web.
L’enogastronomia come strumento di promozione e recupero del territorio è l’idea da cui nascono “Le Strade del Vino” e “Le Città del Vino”, realtà già consolidate a livello nazionale, che propongono percorsi turistici per un turismo attento ai valori dell’ambiente e delle produzioni locali: come ha spiegato l’assessore Contu infatti, «il turista enogastronomico predilige la ricerca di prodotti di nicchia tipici e rappresentativi del territorio, che vuole consumare durante il soggiorno nelle località d’origine». Tra questi il vino è protagonista, soprattutto in Sardegna dove si contano ben 19 vini a marchio DOC, di cui uno DOCG. Sono per ora tre le Strade del Vino sarde riconosciute: quella del Carignano del Sulcis, che comprende anche l’Inglesiente, quella del Cannonau delle province di Nuoro e Ogliastra e quella della provincia di Cagliari. In via di definizione le Strade del Vermentino di Gallura, del Vino della Sardegna Nord-Ovest, della Vernaccia di Oristano e della Malvasia di Bosa. Venticinque invece i Comuni che aderiscono, insieme alle provincie di Cagliari e Sulcis, all’associazione “Le Città del Vino” che si è riunita a Selargius per l’Assemblea nazionale, in cui si è discusso anche di ambiente ed energie rinnovabili. Un legame significativo quello tra turismo enogastronomico e salvaguardia dell’ambiente, che dimostra come questo settore possa far bene all’economia e insieme alla natura, promuovendo la riscoperta e il rispetto delle peculiarità di ogni territorio.
©Sardegnatavola