12 aprile 1970. Ci sono date che ci si sarebbe aspettati non raccontare nulla, ma intersecate con eventi raccontati, e che non ci si sarebbe aspettati, assumono peso, trascinano nostalgie, invertono clessidre.
Leggiuno. Esistono luoghi mai visitati che sono un po’ casa, città betlemmizzate da un popolo che la stella cometa, sopra quella maglia numero undici, l’ha sempre vista nitidamente.
Cagliari-Bari. Percorriamo tratte, vuoi con gli aerei, vuoi con la mente, che qualcuno vede solo come un volo low-cost: avviene un po’ dappertutto d’altronde, tranne che da queste parti, dove a quel binomio è quasi automoatico rispondere Gori-Riva.
Per i ragazzi della generazione 21, quella dei millennials, lo Scudetto ha assunto da sempre i contorni dell’eredità tra testamenti mai scritti, la consegna dei padri e dei nonni di un’inversione di rotta, della trasformazione dei rapporti di forza isola-penisola.
Qualcuno si è accontentato di mostrare un cimelio, altri hanno sventolato con forza fotografie in bianco e nero ingiallite dal tempo tiranno. Altri ancora hanno millantato amicizie coi Campioni d’Italia, spesso per un semplice cenno di saluto con il capo ricevuto cinquant’anni prima. Pazienza poi se manco fosse rivolto a loro, perché nel 1970 era più facile sentirsi coinvolti, parte di un gruppo in cui un po’ tutti percepivano la vittoria nelle proprie corde.
I ragazzi ci hanno creduto. Alle volte hanno fatto finta di bersela, non curandosi della realtà o meno di quel caffè scambiato dal nonno con Scopigno. Forse perché in quei racconti c’era tutto ciò che l’isola aveva bisogno di credere, tutto ciò in cui qualcuno, cinque decenni fa, non aveva smesso di sperare. Forse perché in quella foto in bianco e nero, ingiallita dal tempo, tra gli undici eroi schierati con volti sognanti e portamento fiero, tra quelle magliette bianche che caricavano in spalla il riscatto della Sardegna, la sagoma dei genitori, dei nonni, appariva sfocata. Lì, in quegli occhi poco nitidi di un popolo che si sentiva parte del tricolore, ci siamo specchiati anche noi. Nipoti dello scudetto, ereditieri di un sogno.