Qualitychain: il sogno di Ciro, Saverio e Carlo_di Luca Neri

Hanno preso le loro idee, chiarissime, un bagaglio pieno di ambizioni e son saliti su un aereo. Lugano, Svizzera: un’azienda locale metteva a disposizione tre posti di lavoro – merce rara, rarissima nell’isola – che sembravano cucire loro addosso il futuro che volevano indossare. Tre giovani classe ’94, Ciro Borrelli, Saverio Salaris e Carlo Vespa, avevano condiviso per cinque anni i banchi del Liceo Pacinotti di Cagliari e nel 2018, coincidenza cercata, inseguita e voluta, proseguivano la loro amicizia oltre le Alpi, stavolta da colleghi. Se bisogna viaggiare, metaforicamente e non, meglio farlo in buona compagnia.

È in questo contesto che approfondiscono la tecnologia Blockchain, un registro condiviso che a spiegarlo sembra ancora più complicato che a capirlo. La loro permanenza da dipendenti dura un anno, poi Ciro, Saverio e Carlo iniziano a sentirsi il ruolo strettino. Una riflessione profonda e arriva la decisione con l’articolo determinativo: si licenziano. Tutti e tre, ancora insieme. L’idea è ambiziosa, perché il trio vuole mettersi in proprio ed essere (quasi) padrone del proprio destino.

Il 2020 è un anno di distruzione, nel migliore dei casi di stallo, ma non per loro. Fondano così QualityChain, incastrando le conoscenze acquisite con le loro intenzioni imprenditoriali. L’idea è semplice ma efficace, e va ad impattare sul settore enogastronomico: un QR code stampato sul prodotto, dai vini all’olio, passando per pasta e salumi, che racconti l’azienda madre, il territorio e le fasi di produzione tramite testi, foto, e video. Le informazioni, successivamente, vengono salvate su un database Blockchain – e qui arriva la fusione delle conoscenze – che rende il dato indelebile e sempre verificabile dal consumatore.

“Crediamo che un prodotto – spiega Saverio Salaris, responsabile marketing – abbia molto più da raccontare di quanto si possa scrivere su una normale etichetta. Per questo cerchiamo di dargli una sorta di “dimensione digitale” a cui il consumatore può accedere tramite QR code”.

L’idea convince, perché la narrazione del prodotto è parte integrante di quel turismo esperienziale e di quello sviluppo del territorio che si insegue da sempre e che, ancor di più, sarà inseguito nel prossimo futuro dopo lo stop forzato della pandemia. Ma c’è di più. Ci sono attività che geneticamente si sviluppano attorno al concetto del racconto, dove quest’ultimo è forma e sostanza del prodotto stesso: è il caso, ad esempio, delle produzioni solidali e delle attività di inclusione sociale.

“Con QualityChain – prosegue Saverio – abbiamo raccontato Libera, la birra gluten-free prodotta dal progetto congiunto tra la no-profit La Staffetta, il birrificio Vapori di Birra e i detenuti del carcere di Volterra. In questo modo abbiamo utilizzato la nostra tecnologia per promuovere un progetto ad alto impatto sociale e sensibilizzare i consumatori a queste tematiche importanti. Il tutto tramite un semplice QR Code a forma di boccale”.

QualityChain si sta rapidamente ritagliando il suo successo, radicato su tutto il territorio nazionale ed ora, andata e ritorno, cerca la sua affermazione anche su quello della Sardegna. Dove le idee son partite.

Quel porto in cui oggi vogliono tornare più forti. Forse questo vuol dire diventare grandi.

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