“Caffè, caffè caldo!…” L’imbonitore che con il suo thermos girava per la gradinata in tubi innocenti dei “distinti” dell’Amsicora, conosceva l’ironico coro in rima che la maggior parte del pubblico gli rivolgeva di rimando: “Asfaltooo!” Un commento che la dice lunga sulla bontà della bevanda offerta.
Era la fine degli anni ’60 col Cagliari da poco promosso in serie A e che stava per conquistare il suo storico scudetto del 1970. Erano i tempi in cui le partite si giocavano tutte di domenica e tutte con inizio alle 14.30. Per poter essere allo stadio almeno un’ora prima in modo da trovare il posto migliore, il pranzo quindi doveva essere per così dire frugale, veloce e naturalmente di molto anticipato rispetto alle abitudini della nostra isola e del sud in genere.
Al più tardi a mezzogiorno e mezzo dunque mamme e mogli mettevano in tavola il ricco pranzo della domenica. Figli (maschi) e mariti si limitavano però solo agli assaggi, per stare leggeri -quasi dovessero loro scendere in campo-, riservandosi il meglio per la cena. E’ così che ti restava l’acquolina in bocca per la pasta fatta in casa, le lasagne, i ravioli o magari l’arrosto profumato con contorno di patate al forno e naturalmente il dolce della domenica, la pasticceria mignon del bar Pinco Pallino, il migliore della città, o la torta russa o la zuppa inglese preparata dalla nonna la sera prima con tutte le personali varianti sulla ricetta originale. Qualcuno, i più pratici e meno golosi, si accontentavano di un panino con la mortadella accompagnato magari da un bicchiere di mandrolisai che si portava sugli spalti nell’immancabile fiasco. Ma c’era anche chi andava allo stadio come a un picnic. Grande tovaglia che si apriva nel posto del vicino ritardatario scoprendo ogni ben di Dio. Così la partita era un’autentica festa che raggiungeva il culmine naturalmente al gol di Congisgeddu o, più tardi, di Giggirrivva.
Gol ovviamente raccontati dalla neonata trasmissione radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto, che due mesi fa ha compiuto 60 anni esatti e che tutti allora seguivano anche allo stadio, radiolina o auricolare all’orecchio. Il radiocronista era Mario Guerrini, figlio dell’ex difensore livornese del Cagliari anni ’30 Ilio, che in viale Bonaria muoveva i primi passi da giornalista. E che quando si permetteva di commentare “giusto fallo punito dall’arbitro contro i rossoblù” faceva esplodere lo stadio in un tripudio di insulti verso la sua persona.
Poi lo scudetto, con la partita decisiva con il Bari, in aprile, riservata invece a Sandro Ciotti, una delle due leggende (l’altra è ovviamente Enrico Ameri) di quella trasmissione di Radiorai.
L’anno dopo il trasferimento al Sant’Elia, la delusione della Coppa dei Campioni, l’ascesa e il tramonto della leggenda che ha accompagnato la Sardegna nel futuro, i tanti campionati di A, la retrocessione sino alla C, il clamoroso ritorno nella massima serie firmato fratelli Orrù-Ranieri, la lunga epoca Cellino e ora quella Giulini nella Sardegna Arena. Le partite, coronavirus permettendo, oggi cominciano più tardi, anzi con orari e giorni diversificati dalle esigenze televisive e non certo da quelle di Tutto il Calcio…Comunque non c’è più bisogno di sedersi a tavola due ore prima della partita. Semmai di prepararsi a gustare i gol, il caffè non asfaltato e i pasticcini dell’ex responsabile marketing della società, Stefania Campus. Tempi che cambiano…